“Burgut risaliva dall’altro mondo, una sera di luna piena, con passo lento, trascinando la sua ascia, sguardo fisso sulla strada, una luce bianca, attorno il sentiero era rosso con piccoli ciottoli di diamanti”.
Strappo il foglio, cerco di immaginare questo semidio che viene nel nostro mondo per guidare anime su altre dimensioni, proponendoti di tagliarti la testa per avere una nuova esistenza in un altro spazio.
Fisso l’orologio che segna le 17:00, sono in ritardo!
Cerco i vestiti, tra libri e quaderni, matite, pennarelli gialli, verdi, fucsia, puntine da disegno, fermagli, una decina di bic nere. Trovo un paio di jeans, li annuso, non puzzano ancora, prendo il maglione, gli anfibi e il bomber.
“Io sto bene, io sto male, io non so cosa fare”, CCCP sparati nelle cuffie, nel mio smartphone compare il nome “Pizzeria Luigi”, suona come una strillolettera del film del maghetto sfigato con gli occhiali, nel frattempo penso a Burgut il personaggio del mio racconto per il premio “Lovercraft”, ma questa sera devo consegnare pizze, pubblico una storia nei miei profili social, rispondo ai dm, Messenger e WhatsApp, la vita irreale quella reale, i racconti, senza capirlo sono dentro la pizzeria a preparare cartoni per le consegne.
“Burgut è giunto sulla terra in cerca di anime da trasformare, lo riesci a vedere solo quando ti trova”.
Prendo questo appunto sotto lo sguardo disgustato di Patrizia la moglie di Luigi.
Faro’una maledizione su di lei pensa un me minuscolo dentro il mio cervello.
“Allora questa è la prima consegna: 1 margherita, 2 prosciutto e funghi, 1 familiare a i 4 formaggi, tre birre e una coca grande, via dei Volsci n°15 interno 4, suonare Artibani, totale 46 euro, puoi andare,” dice Luigi con uno sguardo che dice “non sbagliare”.
Prendo le pizze e il sacchetto con le bibite, carico tutto sulla Panda, metto la posizione, parto, cuffie con CCCP a palla “come decidere di farla finita con qualcuno o qualcosa”.
Canto a squarciagola mentre supero un camion non mi accorgo che un’auto viene veloce dall’altra corsia, sto quasi per morire ma canto e accelero, lo schianto non avviene.
Mancano 4 km alla destinazione sono quasi morto un sabato di gennaio.
Non mi rendo conto che ho sfidato la morte, arrivo sopra un ponte, il navigatore dice di svoltare a destra in una strada buia e sterrata, proseguo evitando buche enormi e cani randagi che abbaiano inferociti alle ruote delle mia macchina, un cartello stradale pieno di fori di proiettili dice via dei Volsci, arrivo al numero 15, poi interno 4, vedo sul campanello Artibani suono, una voce di donna risponde “Chi è?”, adesso la mia mente mi suggerisce una risposta epica da perdere il lavoro, ma rispondo solo “Pizze”, lei “Secondo piano porta a destra”, il cancello si apre, prendo le pizze e le bibite, attraverso il vialetto, mi sento come Burgut che sale verso il pianeta Terra, mi apre una signora sulla cinquantina in sovrappeso con una tuta Nike viola e pantalone giallo, “46 euro” mi da 50 euro dice “Tieni il resto”, prende la roba ma prima di andare via dice “C’è la Coca?”, vorrei ammiccare in segno d’intesa ma dico “è nel sacchetto”, 4 euro di mancia con la prima consegna.
Mentre ritorno alla base penso che stavo per morire, apro una birra, la prima della giornata, arrivo un po’ brillo è pronta l’altra consegna, 1 margherita familiare e 16 birre grandi, penso che strana ordinazione, nel mentre cerco di immaginare il colore della pelle di Burgut sono indeciso tra un blu scuro e un azzurro pastello, viso come un indiano d’America e occhi viola e lunghi capelli neri.
Carico l’ordinazione in macchina, sento un rumore metallico alle mie spalle, mi giro di scatto, resto come pietrificato, l’ascia luccicante, poi quel suono vocale basso e tenebroso:
“Vuoi un’altra vita?”